Dormiamo ora e
sogniamo oscene e perverse scie di luce, sogniamo vicoli bui e lampioni rotti.
Non accettare
bon bon dagli sconosciuti, dicevano, ma tu non sei uno sconosciuto, forse.
Hai le tasche
piene di caramelle e allunghi la mano col palmo aperto, rivolto verso l’alto,
porgendomene tre.
Una per
me, una per te e una per le lacrime di coccodrillo.
Ingorda e
golosa, ecco come mi vuoi, perché hai visto come sono, diavolo tentatore, ed è
così che mi desideri, integra e disfatta, aderente ai miei neri pensieri come
un tubino elegante e sexy.
Allungo le
ciglia sporche di mascara per prendere la tua offerta zuccherina, mi circondi
la “Vita” e m’attiri a te.
Chi è il
goloso ingordo, adesso? Ora piove oro.
Si sciolgono i
bon bon e rimangono baci appiccicosi e scurrili, turpi.
Facciamo scempio
dei nostri corpi e poi li ricomponiamo come un puzzle.
Un seno a te, attaccato ad una mano, un cazzo a me in mezzo alla fronte a fottermi
il cervello ( concetto davvero troppo sfruttato ma che rende l’idea) un braccio
tuo al posto del mio così posso toccarmi con la tua mano, che lo sappiamo che
così è più bello, le tue labbra al posto
delle mie si baciano sbavando, siamo un
Picasso.
Chissà se
Pablo ci avrebbe dipinti così, oppure
come puttane, come le Damoiselle
d’Avignon.
Se te ne vai,
torna.
Portami di
nuovo i tuoi confetti e infilami in bocca cazzo e bon bon.
Perché niente
è osceno veramente e tutto diventa luce bagnata,
i capelli come zucchero filato me li puoi leccare con la lingua.
Non smettere
di sputare e di farmi mangiare le tue parole indecenti, volgari
e dolci come caramelle alla fragola.
Dormiamo ancora,
fino alla prossima volta, e sogniamo ora
oscene e perverse scie di luce
Ayse
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