Son quelle mattine in cui le si riempiono gli occhi di sole quelle, in cui veramente perde il contatto con la realtà. Non che ne avesse mai avuto tanto, invero, di contatto con realtà. Sempre sulle nuvole, una vita sospesa per aria a cercare di sfuggire all’inferno sotto che inevitabilmente la tira per i piedi per riportarla giù, in quella bolgia di parole, rumori, cose pratiche da fare, compiti da assolvere, doveri, oneri senza onore.
Son quelle mattine in cui le si riempiono gli occhi di sole in cui spreme tanto ma veramente tanto il suo cuore da lasciarne uscire tutto il succo di sogni capace di produrre e berselo così, come fosse aranciata, per trovare un po’ di refrigerio, un po’ di sostanza vitale per poter andare avanti, per proseguire.
Passa una nuvola, c’è scritto il suo primo errore sopra, parola per parola, e c’è anche un video , fotogramma dopo fotogramma l’orrore s’imprime di nuovo sui suoi verdi occhi , occhi che solo d’acqua e di cielo vorrebbero riempirsi. Le muore il sorriso sul volto. L’ha fatto davvero quell’errore, non può far finta di niente e cercare di nuovo, affannosamente, il sole che ora s’è nascosto.
Quanto lavoro duro le sta costando. Quanto lo sta pagando quello stupido scivolone. E’ in quei momenti che le manca la forza, che le sembra di mordersi la coda come uno stupido cane. E’ in quei momenti che sente di arrancare anziché camminare eretta, di strisciare faticosamente anche per coprire il minimo spazio tra lei e quel piccolo sprazzo di serenità che le permette di andare avanti.
E’ scritto ovunque che gli errori si pagano. Che i nodi vengono al pettine. La saggezza popolare è una grande , bastarda realtà.
Nonostante tutto va avanti, non è né più né meno fortunata di altri.
Forse più svampita. Quello la salva a volte.
C’è poi un’altra piccola scossa che la smuove quando impietrita si ritrova a rileggere tra le nuvole il punto in cui è inciampata. Quello sbavo grigio sul cielo sereno dietro. Una piccola scossa che la smuove tutta nel suo orgoglio, perché è orgogliosa, oh si!
Lei ha sempre ,sempre, sempre la certezza assoluta che un giorno i suoi sogni si avvereranno e che verrà un tornado a spazzare via quella bastarda nuvola che le si piazza sempre davanti come i poster elettorali.
Soffia, da dietro il parabrezza della macchina. Soffia forte, ma così forte da farsi mancare il fiato fino a che lo vede, quel grigio ammasso di nembi, come un cervello marcito sospeso per aria, spostarsi piano piano lasciando fili bavosi nel terso azzurro della primavera o nell’elettrico blu dell’inverno.
Lo vede, quel cumulo di vapore tossico allontanarsi sempre di più fino a scomparire dalla sua visuale e a ridarle la speranza, a ridarle i suoi sogni a ridarle la sua vitalità
Quella nuvola di merda avrebbe potuto sbatterle in faccia il proprio passato ad ogni minima perturbazione della sua anima ma non aveva la forza necessaria ne la consistenza adatta da offuscare quello che le dava forza ed energia: l’Amore in tutte le sue forme la circondava come una coperta e la proteggeva come un k way da scrosci di pioggia acida e freddo e vento.
Questo ogni giorno la salvava e l’avrebbe salvata per l’eternità.
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