LA FURIA
Sente la voce di Gemma. Non è mai stata così tanto lontana la sua presenza.
Sono anni che non viene più, da quando ha cambiato casa.
Finalmente - pensa - mi ha trovata!!
La chiama ma è lontana.
Vetri ovunque, e macchie di sangue, sulla porta.
Vede tutto nonostante gli occhi chiusi.
Macchie di sangue sulla porta di fuori e di dentro, e sul muro e sul pavimento.
Ditate di sangue rosso sulla porta verde. Ditate di sangue rosso sul muro bianco.
E vetri ovunque in miliardi di piccolissimi sassolini trasparenti.
Vetri in bagno, in sala, in camera da letto.
Sente la voce di Gemma ancora e ancora, insistente. Apre la porta e esce sul ballatoio. E’ lontana, o così pare. Non la sente da un sacco di tempo.
E’ un lamento.
Cercami, trovami, portami lontano, via da qui.
- E Lei? E Lui? – dice a Gemma con la voce della mente.
- Chiamali, prendili – sussurra l’angelo custode.
NO.
NO.
NO.
NO.
Lo urla con tutto il fiato che ha in gola
così da far rimbombare il rifiuto per la tromba delle scale.
Non le ha mai fatto una richiesta del genere, Gemma.
Non le ha mai chiesto niente.
- Vieni tu … Gemma … - le dice lanciandole, il più forte possibile, il suo pensiero.
Ha voglia di rivederla, di avvertire di nuovo la sua presenza protettiva, di percepire nell’aria il profumo dei suoi capelli biondi sottili e brillanti, le sue piccole mani che la notte le carezzavano i capelli.
- Non posso, stavolta no, devi venire tu. Anima è lontana e non ho la suaforza - dice Gemma.
Gemma è strana. Quasi non riconosce la sua presenza.
Gemma sembra in fondo alle scale, al primo piano.
Dal settimo lei può sentirla solo come un flebile sussurro.
- Non posso portateli !! Perché mi chiedi questo? … Vado a controllarli. SONO IN PERICOLO!!!? - domanda.
Nessuna risposta da Gemma.
Parole come piccoli passi rotolarono giù per i gradini fino in fondo, in fretta, di corsa.
Rumore di perle che cadono.
Nessuna risposta da Gemma.
Vetri ovunque mentre torna in casa. Non sente alcun dolore, solo quello acuto nel petto. Quello dell’ansia e della preoccupazione.
Torna in casa camminando sulle schegge e LORO non ci sono.
Non c’è la Piccola nel letto a soppalco, o forse lei con gli occhi chiusi non la vede.
Lei con gli occhi chiusi può vedere solo Gemma e il suo mondo onirico.
Chiude a chiave la porta della cameretta.
Forse non l’ha vista ma dorme serena nascosta dalle lenzuola.
Cerca Lui, steso nel letto o sul divano. Niente.
Non trova neanche il suo grande Uomo, in genere è al suo fianco.
Forse è in bagno.
Cerca di consolarsi con questo pensiero.
Torna fuori cercando Gemma, chiamandola, dicendole che deve venire lei, non può portare loro, deve trovarli e tenerli con se, “non possono venire da te!!”.
Perché Gemma non riesce a capire questo?
Una furia rabbiosa con occhi rossi la sbatte contro il muro, contro lo stipite, contro la colonna di ferro battuto. Altri vetri, e oggetti le cadono in testa e addosso. Una furia nera e densa come catrame che non la lascia andare, le impedisce i movimenti.
Lei cerca Gemma col pensiero, la sente ora , non ha paura. Sa che è lei adesso, quella vera.
E poi piove sangue al risveglio, e poi il terremoto, e piove acqua e acqua e acqua a dirotto come lacrime sul mondo.
Forse è un’ ombra gentile a riportarla a letto, gentile e un po’ spaventata.
Forse è un’ ombra gentile a riportarla tra le lenzuola mentre Gemma combatte fuori dalla stanza il furore nero che l’ha sbattuta contro i muri e ferita con i vetri e che l’ha imbrogliata spacciandosi per il suo angelo custode.
Si sveglia tra lenzuola sporche di sangue e dolori dappertutto, il ventre indolenzito.
La porta verde è aperta e macchiata di sangue, ci sono schegge ovunque. Si spaventa ma la Piccola è al suo posto e L’uomo è dall’altro capo del telefono, che la rassicura.
E poi piove sangue tra le sue gambe,sangue mestruale improvviso.
Si esamina nello specchio del bagno inciampando su un bauletto che non deve stare lì, si ferisce i piedi meravigliata, guardando a terra l’infinità di vetro sbriciolato.
Osserva il suo riflesso ed è piena di lividi su tutto il corpo e tagli su una mano. Si tocca la testa e fa una smorfia di dolore. Sente lontano l’eco della voce di Gemma come gli ultimi strascichi d’un sogno già quasi scordato.
“La furia è andata, non tornerà … io si, qualche volta, stai tranquilla ora …”
Si prepara un bagno bollente, s’immerge nell’acqua calda strofinandosi delicatamente il corpo ferito e tumefatto con olio profumato.
La vita, fuori da quella vasca, l’aspetta. Si mette in cucina e sorride guardando il balconcino, che anche sotto la pioggia, riesce sempre metterle allegria. La Piccola corre la sua corsa campestre sotto la pioggia inciampando e ferendosi le ginocchia, il risotto è quasi pronto sul fuoco, il caldo del forno dove si sta cuocendo il pesce asciuga l’umidità della pioggia e il Napoli vincerà contro la Juve.
Anna
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