LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



giovedì 29 gennaio 2009

Una favola speciale


(SCRITTO DA ALIOSCURE ) io l'ho solo portata in salvo


Ieri sera prima che si addormentasse acciambellata come un gatto una bambina molto speciale andò un momento in una favola e ci restò un poco,finchè non le venne sonno.
questa è la favola.

c'era una volta una piccola principessa che aveva una mamma fata con dodici tatuaggi e un unicorno su un mobile e dentro al cuore.questa fata invitava a cena ogni tanto della gente strana.e la bambina osservava incuriosita come la stranezza a volte si accompagna ad una specie di purezza e tutti sapevano giocare con lei con la spontaneità che gli umani ed i normali raramente riescono ad avere.la bambina decise che le piacevano questi tipi strani più di quelli che strani non sono, più per mancanza di coraggio che di vocazione. pensò perfino che forse un giorno sarebbe stata strana anche lei,se erano quelli i risultati.
quella sera alla sua festa di non compleanno non c'era il cappellaio matto nè la lepre marzolina,ma c'era altra bella gente. una regina piuttosto alta ed elegante che sapeva ridere anche di piccole cose e abbracciare non solo con le braccia ma anche con gli occhi,che erano assai chiari e profondi. questa regina era accompagnata da una dama di compagnia piuttosto singolare,perchè sapeva danzare stando anche seduta e la linea di demarcazione dei generi e di altre cose era per lei una corda da equilibrista su cui fare divertenti evoluzioni.c'era poi altra gente ancora,un cavaliere proveniente da feudi non lontani e la sua dama,e tutti usavano come unica arma il sorriso e nessuno aveva scudo e corazza,perchè non ce n'è bisogno quando non ci si sente minacciati,ma insieme in un unico cerchio molto grande.
quella sera era venuto anche un gufo mannaro,specie in via di estinzione e protetta dal wwf e altre più oscure associazioni. la bambina lo guardò da lontano i primi tre minuti,poi decise che era anche quello uno strano e pertanto di assoluta fiducia,e gli venne accanto per mostrargli un gioco e la sua capacità di sentire la gente. il gufo mannaro era vestito tutto di nero,aveva i capelli bianchi,però,e gli occhi grigioazzurri di certi animali notturni. disse:-ciao bambina.- e lei rispose:-ciao come ti chiami?-

(ognuno di noi si chiama in un certo modo,e poi ci chiamiamo anche come siamo.ma quello solo con chi sa andare dietro gli specchi e guardarsi dentro le viscere fin nel profondo)

-sei davvero un gufo?
-solo certe volte.
-io sono sempre io.
-non sei mica una creatura mannara tu.
-no,ma mia mamma è una fata.
-allora sei un po' magica anche tu.
-non lo so mica cosa sono.
-lo sanno gli altri,questo è quello che conta.
-cosa fanno le creature mannare?
-diventano animali di un certo tipo.ma solo quando c'è la luna giusta.
-ti piace la corte della mamma?
-sì,mi ricorda molto quella mia di un tempo.
-ritornerai?
-se mi chiameranno volentieri.
-è vero che sai disegnare?
-chi te l'ha detto?
-l'ho sognato ieri notte.
-allora è vero.vuoi un disegno?
-sì,mi piacerebbe.potresti fare la fragola rosso scuro che la mamma vuole come tredicesimo tatuaggio.
-potrei fare una cosa per te.
-posso pensarci?
-sì.intanto disegnerò nell'aria il tuo prossimo sogno perchè sia pieno di colori.
-cos'hai al dito?
-un anello d'oro che raffigura un fauno.
-cos'è un fauno?
-ah. un tipo strano,metà ragazzo e metà capretto. sopra umano,sotto animale.
-sembra una cosa divertente.
-lo sono quelli che uniscono le due nature.sanno vedere cose nascoste agli altri e parlare con gli animali.
-non sono diavoletti come li descrivi?
-li hanno chiamati così quelli che non amano troppo la natura animale e gli istinti,ma una volta erano considerati diversamente.
-come chiamano te oggi?
-meglio che tu non lo sappia.
-sei anche tu un diavolo?
-oh no.l'inferno esiste solo per chi lo vuol pensare.
-cos'è l'inferno?
-dove non saprebbero parlare ad una bambina come te nè ridere insieme a lei.
-a me non piacerebbe molto un posto così.
-infatti. l'inferno sia sempre dove tu NON SARAI.
-hai gli occhi molto chiari.
-è per potercisi specchiare meglio dentro.

nelle favole c'è sempre una morale. ma qui non la metteremo,perchè non ci piacciono troppo le morali.
così la favola finisce semplicemente in questo modo:
la bambina si raggomitolò sul divano e si mise a sognare a colori. la fata tirò fuori delle bottiglie,la dama di compagnia si mise a raccontare storie di giovanotti un po' stupidi da rieducare e la regina sorridendo pensò che non è mai buttato via il tempo quando passa senza che ci si accorga che si sta invecchiando.

ma bisogna proprio essere molto molto strani per fare queste cose. o avere tante nature dentro e conoscerle bene tutte,per poter danzare alla luna con gli elfi , scordare la miseria quotidiana dei giudici e dei preti ed essere sè stessi pienamente anche nel male.
bisogna essere molto strani e soprattutto molto veri.

ALIOSCURE ©
è l'autore di questa fiaba,
che è stata portata qui e messa in salvo
per essere preservata da ogni macchia e da ogni dileggio

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