LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



martedì 15 gennaio 2013

STESSO DISEGNO, DIVERSA INTERPRETAZIONE

Una visione puramente maschile del Patachitra di prima.... 


E’ decisamente intrigante la situazione che questo patachitra mostra.
Un harem, con il Signore e Padrone che approfitta di una delle sue proprietà, una bellissima e sensuale donna a cui sta rivolgendo le sue attenzioni. Probabilmente, dalla ricchezza dei vestiti e dalla sicurezza delle movenze potrebbe essere la “favorita” del Signore.
Nel frattempo, le altre donne dell’harem attendono il loro turno, sperando di poter avere  le attenzioni del Grande Signore, e si consolano a vicenda scambiandosi gesti intimi e sensuali, forse per prepararsi a vicenda all’eventuale incontro col Padrone.
Chiacchierano e attendono la chiamata.
“Chi sarà la prossima fortunata?”
-  Forse si stanno chiedendo questo … ? –
Oppure si potrebbe pensare che la ragazza che fa una carezza sul viso all’altra la stia rassicurando, magari è spaventata dall’incontro che potrebbe attenderla a breve e la donna più esperta tenta di darle coraggio. Sono molteplici le ipotesi che si possono fare.
Sarebbe bello poter sentire cosa si stanno dicendo, poter origliare sia dentro l’harem che nel giardino adiacente, riuscire a percepire i bisbigli del Patachitra. Ne ammiro rapito  i colori, caldi e potenti.
Sembrerebbe che tutti gli attori di questo dipinto vivano con molta gioia e serenità la scena e la loro condizione, sorridono tutti.
Si, è decisamente un harem, probabilmente fatto, dipinto e cantato per insegnare alle giovani come avrebbero dovuto comportarsi nel caso fossero state scelte per far parte delle fanciulle di proprietà del Signore.
Del resto come biasimare La Grande Maestà che visse in Bengala, un paradiso pieno di graziose fanciulle, belle donzelle e giardini lussureggianti.
E’ facile immaginarlo rinchiuso per anni in questo harem delizioso abbandonato ad ogni sorta di vizi e piaceri, dimentico del mondo al di fuori del suo ricco talamo, della politica e delle questioni pratiche di governo.
AKAB

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