LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



lunedì 22 settembre 2008

Una serata tranquilla - prima parte

Era una notte piovosa…
L’acqua scosciava copiosa fuori dalle finestre, tamburi battenti sui vetri e rumori celati in sottofondo dal suono della pioggia.
Aspettavo il tuo ritorno sul divano.
Serata tra amici, un pokerino, quattro chiacchiere, un paio di birre … il tuo mercoledì sera…
Io lo dedicavo alla lettura, alla ristrutturazione del mio aspetto fisico, alla preparazione delle cene d’emergenza da mettere in freezer.
Un bagno caldo, manicure, una tisana rilassante … e poi tv, tranquilla sul divano, aspettandoti.
Non mi accorsi neppure che lentamente stavo scivolando nel sonno mentre guardavo un documentario alla televisione sugli animali della savana.
L’accappatoio mi abbracciava morbidamente, dandomi una sensazione di pace e di serenità, come quando stavo nel tuo abbraccio, e così, in languido abbandono, scivolai tra le braccia di morfeo.
Non riuscivo a chiudere la bocca… mi svegliai di soprassalto con questa sensazione terrificante di disorientamento ed impotenza .
Mi ci volle qualche minuto per capire dov’ero, e cosa stava succedendo.
Il divano non stava più sotto di me, ero presumibilmente in un'altra stanza che però non riuscii ad identificare subito perché era tutto buio, troppo buio.
Capii che ero bendata ma non potevo levarmi il foulard dagli occhi…. Ero completamente immobile… polsiere e cavigliere fissate con una ventosa sul pavimento ai bordi del tappeto mi inchiodavano a pancia in giù , braccia e gambe divaricate .
Sotto di me sentivo la consistenza del morbido tappeto persiano, e capii quindi che ero in camera da letto.
Muta, cieca, immobilizzata… chiaramente sapevo benissimo che c’era il tuo zampino in tutto cio’ , ma che abile maestro di scaltrezza eri…
Ora mi spiegavo come mai mi avevi voluto preparare tu la tisana prima di uscire… ero ormai certa che ci avessi messo dentro qualche goccia di lexotan, così da gettarmi in un sonno profondo , e poter mettere in atto il tuo piano diabolico.
Non ti sentivo, non avvertivo la tua presenza nella stanza, udivo solo lo scrosciare della pioggia e il rimbombare del mio cuore che mi tuonava nelle orecchie come impazzito….
I suoi battiti rimbalzavano tra il tappeto e il mio petto, imprigionati sotto di me.
Il mio corpo era scosso da un tremito incontrollabile.
Ovviamente il mio accappatoio non mi aveva seguito, ero nuda, immobile, esposta e vulnerabile.
Iniziò a diffondersi nella stanza una musica a me molto familiare , Astor Piazzolla con i suoi appassionati tanghi argentini confondeva ulteriormente la mia percezione dei suoni …si stava radicando in me un’esaltante miscuglio di agitazione, eccitazione , confusione e perché no, anche di sano e puro timor panico…
Dov’eri tu? Iniziavo a sentire il bisogno del tuo contatto, di avvertire la tua presenza , necessitavo di capire dove fossi per tranquillizzarmi un po’ , avevo bisogno di sentire le tue carezze rassicuranti sul mio corpo, sapevo che durante i nostri giochi non sarebbero mai mancate , ma ora ero apparentemente sola e non avevo alcun modo di appurare la tua presenza al mio fianco .
All’improvviso, sentii il tuo fiato sul collo e la tua voce calda iniziò a sussurrare al mio orecchio.
“Ciao piccola, come stai? Siamo tranquille stasera? Sei comoda?Come?Non puoi rispondermi?...capisco…non riesci a parlare eh … si si, comprendo la situazione … sono sicuro che non appena avrò iniziato con te il tuo corpo parlerà benissimo al posto della tua bocca, …ne sono certo… so che ti piacciono le cosine che voglio farti, stai tranquilla eh …”.. dicesti tutto questo accarezzandomi dolcemente i capelli poi di nuovo la tua voce “ Senti freddo micina? Stai tremando ti sento… ma sarà l’aria fresca o qualcos’altro? Ora controllo così mi tolgo il dubbio”mi sussurrasti facendo scorrere lentamente una mano calda per tutta la lunghezza del mio corpo.
Partisti dalla nuca, poi le spalle , seguendo la linea della spina dorsale arrivasti fino alle natiche per scendere poi lungo le cosce, la parte posteriore delle ginocchia , i polpacci, per poi lasciare un’ultima carezza sul mio piccolo piede prima tuffare due dita tra le mie gambe …
“Sapevo che non poteva essere il freddo a farti tremare così… c’è un po’ di umidità qua sotto, ma per levarmi ogni minimo dubbio, piccola , sai che facciamo? Ci scaldiamo un pochino lo stesso…” la tua voce era un miscuglio esplosivo di dolcezza e crudeltà, ironia e gentilezza, affetto e perversione.
“Preferisci una coperta o uso i miei “metodi” per scaldarti micina?Come? non puoi ancora rispondere?
Sai che ci tengo alla tua opinione…allora ? Vuoi la coperta o decido io?Come? Non riesco a sentirti tesoro, ok dai , tanto i tuoi desideri li conosco, so già che vuoi che facciamo a modo mio”
Nel frattempo sentivo la tua mano scorrere tra le mie cosce aperte e le tue dita spostarsi delicatamente sfiorandomi appena la tenera porzione di carne sensibile all’interno coscia, ogni tanto inavvertitamente , sfioravi appena il mio sesso con la punta delle dita , distrattamente, senza intenzione…apparentemente.
In realtà ogni tuo gesto era accuratamente studiato e misurato, mi stavo sciogliendo come neve al sole…e il tremito anziché diminuire aumentava .
Ad un certo punto mi ritrovai di nuovo sola, credo, o perlomeno senza un contatto con te … Sentii un rumore molto forte, capii che stavi spostando una sedia al fianco del tappeto dove giacevo distesa.
Pensai che tu fossi seduto li, su quella sedia, e ne abbi la certezza nel momento in cui sentii la tua scarpa appoggiarsi sulla mia natica.
Ti stavi mettendo comodo, insomma, e la cosa era preoccupante… decisamente. …qualche minuto dopo improvvisamente si ristabilì il contatto quando sentii che ad accarezzare la mia pelle non erano più le tue mani…l’estremità del frustino scorreva sul mio corpo solleticandomi .
Tamburellavi distrattamente col cuoio sul mio sedere, quasi quel gesto ritmico ti servisse per meditare meglio sul da farsi.
“Era buona la mia tisana fragolina? Sono contento che tu sia riuscita a rilassarti …come dici? La mia partita di poker?Naaaaaaa… avevo già provveduto ieri ad avvisare gli amici che non ci sarei stato, ho detto loro che avevo un impegno improrogabile con te, non è così in fondo?Come? Dici che avrei potuto andare comunque?Hai ragione certo, ma lo sai che mi piace parlare con te, sei così brava ad ascoltare certe volte…”concludesti con una risatina.
Riuscivo a vedere chiaramente anche da sotto la benda il sorrisino ironico che ti increspava le labbra.
Sentii un altro rumore, meno forte questa volta, un tintinnio come di ghiaccio che urtava le pareti di un bicchiere.
Probabilmente stavi sorseggiando un drink, comodamente appoggiato al mio sedere.
Sentivo l’odore del liquore che ti eri versato e anche se non lo avessi sentito sapevo che di certo stavi bevendo il tuo amaro preferito, quello che ti versavi sempre la sera dopo cena, per rilassarti davanti alla tv.
Udii chiaramente il rumore del bicchiere che veniva appoggiato sul pavimento e il tamburellare del frustino sulla mia natica smise.
Sentii una sensazione stranissima lungo la spina dorsale quando con un cubetto di ghiaccio iniziasti a percorrerla per tutta la sua lunghezza.
Ti fermasti una volta arrivato all’incavo della mia schiena, dove si forma quella piccola conchetta prima del sedere, e lì il ghiaccio iniziò a sciogliersi in rivoletti che sentivo scendere dai miei fianchi.
Solletico ed eccitazione…
Ora il ghiaccio si era sciolto completamente e ti inginocchiasti al mio fianco iniziando a leccare la pozza d’acqua sulla mia schiena.
Il contrasto tra il freddo dell’acqua e la tua lingua calda era terribilmente eccitante.
Le tue dita si infilarono nuovamente con decisione tra le mie gambe .
Volevi toccare con mano l’effetto del tuo giochino col cubetto e quello che trovasti ti diede grande soddisfazione.
“Vedo che approvi le mie decisioni, piccola… sono diventato bravo allora a leggerti nel pensiero”In effetti se avessi potuto rispondere, ad ogni tua richiesta la mia bocca avrebbe detto NO e il mio pensiero invece SI, quindi meno male che avevo la ring ball, onde evitare stupidi equivoci.
Continuasti ad esplorare il mio corpo con la lingua, fino ad arrivare al collo, da li potevi sentire chiaramente il mio polso carotideo che pulsava all’impazzata.
Tornasti quindi a leccare verso il basso arrivando fino al sedere, dove affondasti con immensa soddisfazione i denti.
Sussultai dal dolore improvviso anche se devo dire che un po’ me l’aspettavo.
Quasi a volermi chiedere scusa per quel gesto repentino, iniziasti ad accarezzarmi dove mi avevi morsa, dolcemente, delicatamente, poi vi posasti un bacio lieve.
“Ti ho fatto male piccola? Se ti faccio male dimmelo eh” segui’ una breve risatina sadica e poi continuasti a parlare “ Parla pure eh, non tenerti tutto dentro micina, io sto solo giocando un pochino , ma dimmi se senti troppo male e io mi fermo “ così dicendo, quasi a voler sottolineare l’importanza della tua frase, mi mollasti un sonoro ceffone sul sedere.
Inizio’ subito a pulsare e a scaldarsi , avevi le mani pesanti .
Mi afferrasti per i capelli, tirandomi indietro la testa, in modo che sollevassi il capo da terra.
“Hai detto “ancora” gattina? Ho sentito bene? Ti accontento subito bimba viziata, lo sai che mi piace farti felice …”Metodicamente, ritmicamente iniziasti così a sculacciarmi senza pietà.
La benda che avevo sugli occhi iniziò ad inumidirsi di lacrime.
Ti sedesti sopra di me , sentivo la ruvida stoffa dei pantaloni che sfregava sul mio sedere arrossato.
Prima un polso e poi l’altro mi liberasti le braccia, portandole poi dietro la mia schiena in modo da tenermi i polsi serrati nella tua mano.

....continua
ayse

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto bello,lo farò con la mia Bambolina.

Azasel

Aysedicartavelina ha detto...

sono felice che ti abbia ispirato :-)
buona giornata
un bacio

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