La notte è la parte più difficile, quell’intervallo di ore
in cui il silenzio diventa assordante e ogni pensiero urla a gran voce
rimbombando per la casa.
Mi perdo facendo un lavoro di cui spero tu sarai fiero
quando tornerai, e con le mani sporche di bianco fisso con cura le mensole nel
bagno, come se invece che spalmare del cemento colloso accarezzassi la tua
pelle.
L’acqua della doccia lava via qualche pensiero e un po’ di
sangue mestruale. Coccolo il mio mal di pancia che senza di te è l’unica cosa
che mi fa sentire che dentro di me qualcosa comunque si muove. Quel lieve ma profondo dolore un po’ mi
rilassa e mi da sollievo.
Mangio prosciutto crudo con le mani, direttamente dalla
vaschetta, come farebbe un cane randagio, senza tanti complimenti. Bevo latte
di soia dal cartone. Ho esaurito le cose obbligatorie da fare per riempire il
tempo. Sistemare casa, nutrirmi, lavarmi. Tutto il resto sarebbe superfluo e il
superfluo mi distrae da te e non voglio distrazioni di sorta, ora. Magari domani violenterò il senso di mancanza di te riempiendolo
con qualcosa d’altro, una amica a cena, un impegno cercato apposta, ma stasera
no, stasera deve andare così. Io e la
tua assenza da soli, a farci carezze e a darci baci bagnati e salati.
Il sonno confortante, quello che spegne il cervello, tarda
ad arrivare, non c’è consolazione nell’insonnia che tormenta e che rende tutto
più lento, così tremendamente lento. I secondi passano piano , talmente piano
da sembrare giorni e il tempo si dilata inghiottendo tutte le migliori
intenzioni di stare tranquilla. Mi arrendo, ho scelto io, ho scelto perché così
mi piace per questa notte: modalità malinconia ON.
Nessuna intenzione di allontanarla, non più. Sorrido all’Anthurium,
anche quello mi ricorda te.
Irrequieta trovo rifugio in storie ridicole, tanto ridicole
da sembrare reali, passano sullo schermo immagini talmente improbabili da
riuscire a rapire la mente per qualche ora. Zombi che in qualche modo ora mi
somigliano, morti viventi, uomini e donne mutanti a causa delle radiazioni vivono
nascosti nei boschi e nel reattore n°4 della centrale nucleare. Io vivo
nascosta nel mio nido anziché in un bosco, tornata selvatica e solitaria, curo
le mie piante, le vizio, le coccole, parlo loro, sembrano gradire.
Forse vista da fuori,
potrei sembrare un furetto o una faina, una lupa dagli occhi rossi che bucano
il buio della notte e si nasconde ad ogni fruscio. Non voglio interferenze a tagliare la mia attesa, mi infastidisce un
messaggio. Una telefonata mi irrita.
Il divano prende l’impronta del corpo sudato, si scava un
buco dove resto immobile, sdraiata, nella mia tana di stoffa e cuscini.
Cerco contatto con tutto quello che ti riguarda, in ogni
oggetto che riveli la tua presenza comunque. Una maglietta, briciole di cibo
che hai seminato sul mio divano, i tuoi sigari sotto il tavolino, il tuo
fazzoletto sotto il cuscino. Metto i tuoi pantaloni rossi, sembro un
pagliaccio, sorrido.
Il ventilatore soffia via ogni tentativo di dare requiem all’anima
disperata, dispersa. Mi dico che esagero, mi dico che passerà questo tempo
infame, mi dico tutte quelle cose che mille volte mi sono già detta, ma il buio
amplifica ogni sensazione di smarrimento, di solitudine, di sconforto. Col sole,
col mattino un poco si placherà questo senso di disperazione, di paura di perderti,
di voglia di toccarti… col sole.
Con passi lenti e incerti passo dal divano al letto dove una
sorta di incoscienza rivela sogni confusi e complicati di tartarughe lasciate a
morire di fame in compagnia di scarafaggi neri, una si salva, la salvo …
facendole addentare una fetta di melone ma appena inghiotte il dolce boccone di
frutta, la tartaruga si trasforma in una farfalla richiusa in una bolla che
scoppia frantumandole le ali …
Le prime luci del mattino bucano la tapparella, un brezza
fresca mi asciuga il sudore sulla schiena e resto a fissare quel tenue bagliore
allargarsi e spandersi sopra di me distesa sul lilla delle lenzuola. E’ ora di
andare, ricomincia la giornata ma non la vita, o meglio non quella vita vera
che tu mi sai riempire di emozione.
No, quella no, quella
vita lì aspetta come in un fermo immagine il tuo ritorno.
Tua
Anna
2 commenti:
sempre bello leggerti..
sempre bello ritrovare i tuoi commenti .. :-)
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