LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



giovedì 26 gennaio 2012

LA DESCRIZIONE DI UN ATTIMO



Si costrinse a parlare. Le guance in fiamme.
Se fosse stata zitta non sapeva cosa sarebbe accaduto, forse niente.
Sapeva che lui voleva che lei lo dicesse, che dicesse che lo voleva, che voleva proprio quello. La imbarazzava terribilmente dirlo, parlare, dire le porcate.
Ma lo voleva, Dio quanto lo voleva.
Sospirò, prese fiato, mugolò un poco nella speranza bastasse.
Niente. Formulò le parole prima mentalmente, poi constrinse le labbra a lasciarle uscire.
- Mettimelo nel culo, ti prego... - ridacchiò nervosamente.
- Dai, non farmi dire queste cose - aggiunse.
- Vedremo -  disse lui, e poggiò la punta del suo cazzo appena vicino al buchetto che lo aspettava fremendo, fremendo nel vero senso della parola.
- Ti prego ... - disse lei. Iniziò a temere di non essere stata abbastanza convincente.
- Toccati troia. lo sai che mi piace quando ti tocchi - lei lo fece cercando di accontentarlo nella sua richiesta.
Ma voleva solo sentirlo entrare dalla porta sul retro , voleva solo sentirsi piena di lui. 
Toccarsi la distraeva dalla sensazione che provava quando lui centimetro  dopo centimetro la prendeva da dietro.
Si dimenticò di continuare a toccarsi, stava ascoltando altro, ascoltava la sensazione del suo cazzo che spingeva. Le mani in alto, sopra la testa afferravano e torcevano il lenzuolo.


Lui si interruppe, cessò di spingere, cessò di entrare . 
Si allontanò di qualche centimetro.





Subito la mano di lei si ricordò quello che doveva fare e s'insinuò tra le cosce, sulla figa bagnata fradicia.
- No, scusa scusa ... continuo , perdonami - disse in affanno, quasi disperatamente.


Lui le afferrò la base del collo da dietro, la tirò più vicina  a sè e lei sentì di nuovo il contatto rassicurante della punta del suo pene appoggiarsi contro di lei.
Si rilassò per lasciarlo entrare meglio, ma ancora lui giocava, entrava un poco , poi tornava fuori , la prendeva in giro.


Sorrideva beata lei, giocosa e distratta da quegli scherzi, godendosi la sensazione di piacere finchè d'un tratto non la penetrò e in un attimo furono una cosa sola.


Era l'unico, lui, che l'aveva fatta cedere, che le aveva fatto accettare la troia che era in lei, era l'unico che l'avesse mai fatta godere in quel modo, l'aveva quasi sempre rifiutato agli amanti del passato.
Lui non era un amante.
Lui era Lui. 
Ed erano le sue parole e la sua mente a penetrarla, non il suo cazzo. E non era mai successo prima.


Anna 









Nessun commento:

tweet