LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



lunedì 10 ottobre 2011

BLASTOCITA



BLASTOCITA

Sono una donna ora,
sono una madre adesso,
sono una figlia, sono mia figlia
sono una bambina, sempre
sono finita e infinita
sono tutto e niente
regredisco
rimpicciolisco
mi guardo al microscopio
sono uno zigote
non fecondato,
non ancora ovulo,
una manciata di cellule
in cerca d’uno spermatozoo perfetto,
in cerca di un utero a mia guisa,
che mi contenga come un fodero la sua spada,
che mi contenga come un nido il suo uovo,
che mi contenga nella mia minuscola interezza,
per ri - nascere a nuova forma ,
per cullarmi in dolce gestazione
con davanti nuove possibilità,
per venire ancora alla luce
completa e corretta,
per poter essere un diamantino diploide
con la possibilità di moltiplicarsi all'infinito
un blastocita tenace 
con la voglia di impiantarsi
con le unghie e coi denti,
forte e saldo
e divenire femmina di embrione ,
per mutare in feto splendente
e di nuovo neonata accudita
e bambina giocosa
e figlia amorevole
e adolescente spregiudicata
e madre equilibrata
e Donna sicura
finalmente completa …
Anna _ Ayse

6 commenti:

Anonimo ha detto...

quante volte sei nata in questa poesia?? :) bella...

Aysedicartavelina ha detto...

purtroppo neanche una ...anche se vorrei tanto poter avere una seconda possibilità ...
sai quanto ti senti non - finito ? come se si fossero dimenticati di montarti un pezzo? come se nella scatola del lego o del puzzle mancasse proprio il pezzo più importante?

Anonimo ha detto...

sono certissimo che tu non sia finita... nessuno lo è!!
ma sono altrettanto convinto che non sia il pezzo più importante a mancare..

Aysedicartavelina ha detto...

ma poi sai qual'è il mio errore? è che penso di dover essere sempre io a dover far qualcosa... che tutto dipenda da qualcosa che faccio o non faccio ... mi colpevolizzo a prescindere...
:-) e vabbuò ...

Aysedicartavelina ha detto...

—la vita, quando fu davvero nostra?
quando siamo davvero ciò che siamo?
ben guardato non siamo, mai siamo
da soli se non vertigine e vuoto,
smorfie nello specchio, orrore e vomito,
mai la vita è nostra, è degli altri,
la vita non è di nessuno, tutti siamo
la vita —pane di sole per gli altri,
tutti gli altri che siam noi—,
son altro quando sono, i miei atti
son piú miei se sono anche di tutti

perché io possa essere devo esser altro,
uscire da me, cercarmi tra gli altri,
gli altri che non sono s'io non esisto,
gli altri che mi dan piena esistenza,
non sono, non v'è io, siam sempre noi,
la vita è un'altra, sempre là, piú lungi,
fuori di te, di me, sempre orizzonte,
vita che ci svive e ci fa estranei
che ci inventa un volto e lo sciupa,
fame d'essere, oh morte, pane di tutti

Anonimo ha detto...

lascia perdere la poesia (peraltro bella e comunque condivisibile)...
è il tuo post che chiarisce tutto...
e averne consapevolezza mica è cosa da poco...

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