La legge
dell’attrazione..ci aveva pensato e ripensato , ogni concetto sembrava perfetto,
soprattutto “volere è potere” ma per quanto ci provasse e riprovasse nella sua
vita riusciva ad attrarre solo situazioni piene di ansie e di paure. Eppure lei
era una persona così solare a cui piaceva stare tranquilla, odiava il dolore ,
sia provarlo che darlo, cercava sempre di dare il massimo, probabilmente anche
quando il suo dono non era richiesto, ma per quanto si impegnasse si trovava
sempre invischiata in situazioni in cui inevitabilmente qualcosa andava storto.
Forse aveva fretta. Si. Doveva essere
quello il problema. Aveva fretta di essere felice e non ponderava bene le
situazioni, le persone, i tempi. Non guardava neanche i cartelli appesi in
stazione o per le strade che percorreva,non leggeva le avvertenze, o se li
vedeva, lo faceva distrattamente per l’emozione
e la fretta di partire per la felicità. Si buttava a capofitto con tutto l’entusiasmo
di cui era capace, dava fuoco ai motori, partiva in gran pompa soffiando e
sbuffando come una locomotiva lanciata in corsa senza sapere bene quale fosse
la destinazione, la stazione d’arrivo e forse, neanche quella di partenza ..le
bastava l’entusiasmo del viaggio a spingerla, a darle quella parvenza di gioia
subitanea che poi, man mano che la strada si snocciolava davanti a sé andava
spegnendosi o mescolandosi ad altre più spiacevoli sensazioni sbattendo contro
gli ostacoli che incrociava. Si accorgeva che la locomotiva prendeva i binari
sbagliati, non obbediva ai suoi comandi, che si trovava sul treno come
passeggera e non come guidatrice, impotente di decidere il percorso o anche
solo di scendere se non col treno in corsa , facendosi rovinosamente male,
sbucciandosi mani e ginocchia, a volte sbattendo la testa … Si trovava a dover
fare pericolose deviazioni, soste improvvise in deserti assolati o in territori
impervi e cominciava a filtrare la tristezza attraverso le persiane delle sue
palpebre per metà abbassate in modo da nascondere il pianto delle sue lacrime e
da lasciar intravedere solo la speranza del suo sorriso. Era la sua indole,
poteva cambiarla forse? Si, poteva. Doveva. Voleva. Lo voleva fortemente perché
desiderava con tutta se stessa che questa volta la strada fosse dritta, il viaggio
meraviglioso e perfetto, pur nell’imperfezione che derivava dal suo essere
umana, deliziosamente umana e fallace. Per questo, per una volta, la prima
volta, si lasciava guidare, fidandosi dalla sensazione che tutto, ora, sarebbe
andato bene perché fortemente, intensamente, caparbiamente, era così che voleva,
si lasciava guidare ignorando inutili fronzoli e paranoie e cercando di
scacciare le paure che l’avevano perseguitata per tutta la sua vita.
Anna
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