LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



lunedì 5 settembre 2011

LA LOCOMOTIVA


La legge dell’attrazione..ci aveva pensato e ripensato , ogni concetto sembrava perfetto, soprattutto “volere è potere” ma per quanto ci provasse e riprovasse nella sua vita riusciva ad attrarre solo situazioni piene di ansie e di paure. Eppure lei era una persona così solare a cui piaceva stare tranquilla, odiava il dolore , sia provarlo che darlo, cercava sempre di dare il massimo, probabilmente anche quando il suo dono non era richiesto, ma per quanto si impegnasse si trovava sempre invischiata in situazioni in cui inevitabilmente qualcosa andava storto.  Forse aveva fretta. Si. Doveva essere quello il problema. Aveva fretta di essere felice e non ponderava bene le situazioni, le persone, i tempi. Non guardava neanche i cartelli appesi in stazione o per le strade che percorreva,non leggeva le avvertenze, o se li vedeva, lo faceva  distrattamente per l’emozione e la fretta di partire per la felicità. Si buttava a capofitto con tutto l’entusiasmo di cui era capace, dava fuoco ai motori, partiva in gran pompa soffiando e sbuffando come una locomotiva lanciata in corsa senza sapere bene quale fosse la destinazione, la stazione d’arrivo e forse, neanche quella di partenza ..le bastava l’entusiasmo del viaggio a spingerla, a darle quella parvenza di gioia subitanea che poi, man mano che la strada si snocciolava davanti a sé andava spegnendosi o mescolandosi ad altre più spiacevoli sensazioni sbattendo contro gli ostacoli che incrociava. Si accorgeva che la locomotiva prendeva i binari sbagliati, non obbediva ai suoi comandi, che si trovava sul treno come passeggera e non come guidatrice, impotente di decidere il percorso o anche solo di scendere se non col treno in corsa , facendosi rovinosamente male, sbucciandosi mani e ginocchia, a volte sbattendo la testa … Si trovava a dover fare pericolose deviazioni, soste improvvise in deserti assolati o in territori impervi e cominciava a filtrare la tristezza attraverso le persiane delle sue palpebre per metà abbassate in modo da nascondere il pianto delle sue lacrime e da lasciar intravedere solo la speranza del suo sorriso. Era la sua indole, poteva cambiarla forse? Si, poteva. Doveva. Voleva. Lo voleva fortemente perché desiderava con tutta se stessa che questa volta la strada fosse dritta, il viaggio meraviglioso e perfetto, pur nell’imperfezione che derivava dal suo essere umana, deliziosamente umana e fallace. Per questo, per una volta, la prima volta, si lasciava guidare, fidandosi dalla sensazione che tutto, ora, sarebbe andato bene perché fortemente, intensamente, caparbiamente, era così che voleva, si lasciava guidare ignorando inutili fronzoli e paranoie e cercando di scacciare le paure che l’avevano perseguitata per tutta la sua vita.


Anna

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