LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



martedì 3 maggio 2011

Tratto da : L'immagine. Autrice :Jean de Berg. Editore: ES / 1997 .


Sacrificio espiatorio


(...) 
 Claire ha riposto le foto nel raccoglitore. Sembrava scontenta. Non sapevo cosa fare per riportarla alla breve scena, muta, che si era svolta al di sopra dell'immagine del suo corpo (di questo, comunque, rimanevo certo).
Lo stato in cui l'aveva messa, per un istante, l'idea che un uomo la vedesse in una tale postura, aperta, eccitata, indecente, mi pareva tradire delle nuove possibilità, insospettabili a giudicare dal suo comportamento abituale.       

Ma udendola domandarmi, con cortesia condiscendente, quel che pensassi del suo talento di carnefice, ho sentito, una volta di più, quanto fossi incapace di braccarla o soltanto di sperare di vincerla.       

La piccola Anne era sufficiente ad appagare i suoi bisogni di umiliazione. Era la preda che lei offriva in pasto agli altri, al suo proprio posto.       

Ho risposto che il talento di carnefice mi sembrava all'altezza del talento di fotografa, e che questo era certamente un gran complimento.       

- La ringrazio, mi disse con un sorriso a metà ironico e un piccolo cenno della testa.      

 Ma tutto mancava di leggerezza, di naturalezza. Ripresasi presto dall'inesplicabile debolezza, Claire era sulla difensiva, pronta a mordere.
Ho avuto l'impressione che cercasse ora un'occasione di mostrare la sua forza, la sua insensibilità. Ha detto:     

  - E la modella, niente complimenti per la modella?       

Ho preferito rispondere parlando soltanto della piccola Anne, assicurando che possedeva in lei, di certo, la più deliziosa delle vittime.


- L'ha incontrata l'altro giorno, vero? Mi ha chiesto allora.      

 - Sì, a Montmartre. Soltanto che non era più per nulla deliziosa!       

- Ah, così... E cioè?    

   Ho riflettuto qualche secondo, per sforzarmi di sapere quel che Claire conosceva del nostro incontro.     

  - E' indubbio che non era disposta a far conversazione, dissi evasivamente.    

   - Le ha mancato di rispetto?      

 - Non pensavo che me ne dovesse.     

  E sorridevo, divertito da quest'idea.       

- Gliene deve, se io lo voglio, disse Claire.   

    Era proprio così, d'altronde, che avevo interpretato la situazione, oramai. Non c'era più che un problema: indovinare quel che Claire voleva di preciso. Molte cose, probabilmente, sempre che esse fossero fatte in sua presenza.      

 Quanto a me, era la curiosità, soprattutto, che mi spingeva, in quel momento.

      Ma, quando la piccola Anne è entrata nello studio, chiamata dall'amica con una voce che mi sembrava piena di minacce, o di promesse, ho sentito ritornare degli altri sentimenti.
Ci eravamo riseduti, Claire ed io, nelle due poltroncine ben imbottite, girate verso il centro del tappeto. La tavola bassa, inutile, era stata relegata in un angolo.     

  Anne è dovuta dunque comparire davanti a noi, come al solito: in piedi, le braccia lungo il corpo, e le palpebre abbassate. Indossava una gonna a pieghe e una camicetta; giacché non portava calzature, camminava sulle calze. Era stata fatta venire per mettere in chiaro quella faccenda della libreria e per infliggerle seduta stante una punizione, se l'avesse meritata.   

    Ben inteso, non era questione di sapere se la ragazza meritasse qualcosa o no, ma di trovare un pretesto per torturarla a nostro piacimento, con l'aria di punirla. Claire, del resto, parlava con una violenza che non presagiva per la sua vittima nulla di buono.  

    Qualche secondo è bastato a convincerla della grave mancanza di sottomissione. E il castigo immediato è stato deciso, senza che essa avesse nemmeno aperto bocca per difendersi:    

   - Spogliati! Ha ordinato Claire.  

     La piccola Anne conosceva bene la sua parte, poiché non sono state necessarie precisazioni. Si è messa in ginocchio di fronte alla padrona, sul tappeto di lana folta, e si è levata i vestiti uno ad uno. Con ogni evidenza, osservava un rituale.      

 Siccome faceva molto caldo, non portava granché addosso. Ha incominciato con la gonna, che ha sganciato in vita, aperto sull'anca e levato passandola sopra la testa.      

 Non aveva mutande, neanche quel giorno. Il reggicalze era di raso azzurro, con un piccolo volant di pizzo. Ha sbottonato la blusa, cortissima, cha ha tenuto così semiaperta. Nello spiraglio del tessuto leggero si scorgevano già i seni.
Poi ha slacciato gli attacchi delle calze, per levarle, una dopo l'altra, sollevando uno dopo l'altro i ginocchi. Ha staccato il fermaglio del reggicalze, sulla schiena, e ha posato quest'ultimo con la gonna e le due calze, vicino a sè, sul tappeto.      

 Quando infine ha tolto la camicetta, ultimo pezzo del suo abbigliamento, ha alzato le braccia in aria, per nascondersi la parte alta del viso.     

  Ed è rimasta così, in ginocchio, con le cosce allargate, bene diritta, interamente esposta al nostro sguardo.   

    Il suo corpo era tenero e carnoso, ancora sottile, ma pieno di rotondità e fossette, più conturbante di quanto non l'avessi mai visto. La pelle, molto liscia, aveva un colore biondo uniforme, un poco più bianca tuttavia sul ventre e i seni, le cui punte dovevano essere leggermente truccate di rosa. Benché scorgessi la ragazza di fronte, mi sono ricordato l'immagine che la rappresentava di schiena: incatenata al letto di ferro in una posizione simile, le natiche striate dalle frustate. Il ricordo delle fotografie e dei supplizi accresceva il valore della posizione di attesa in cui era costretta ora la vittima.       

Claire sembrava pronta a tutti gli eccessi. Ma si è limitata all'inizio a qualche commento concernente l'attrattiva di quel corpo docile, la perfezione delle forme, la grazia dell'atteggiamento, attardandosi in lodi sul petto sodo ed il sesso paffutello, inneggiando a quella carne dolcissima offerta ai suoi capricci, quella pelle fragile che lei si compiaceva già di marchiare.

Lungi dall'intenerirsi in queste evocazioni, la voce diventava sempre più violenta e rabbiosa, man mano che proseguiva nell'annuncio dei tormenti futuri. Quanto a me, le torture più romanzesche mi parevano tutte naturali, in ricordo di quelle che avevo ammirato sulle tanto convincenti riproduzioni.    

   Claire inframmezzava i suoi discorsi di parole oscene e precise, di insulti, di descrizioni intime umilianti. Al parossismo della passione, si è fermata d'un tratto...      

 Dopo un silenzio abbastanza lungo, ha pronunciato con tono più calmo:      

 - Alzati sgualdrinella! Va a prendere la frusta!    

   La ragazza si è alzata, mantenendo un braccio davanti agli occhi. Giratasi, ha attraversato il tappeto in direzione della porta. Si spostava con una grazia infantile che la nudità rendeva un poco inquietante. I due globi ancora intatti dei suoi fianchi, che ondulavano ad ogni passo, ci promettevano i più crudeli appagamenti.      

 Anne è tornata subito, con l'avambraccio sempre a nascondere la parte alta del viso. Nella mano libera teneva un oggetto di cuoio. Si è messa in ginocchio davanti a Claire, vicinissima a lei, per porgerglielo. Si trattava della frusta intrecciata della fotografia. Claire preso lo strumento per l'estremità rigida e ha fatto mettere la vittima un poco più di profilo, davanti alla sua poltrona, affinché io potessi contemplarla giusto in faccia. Senza che ci fosse niente di più da dirle, la ragazza aveva allargato le ginocchia e alzato le braccia in alto, ma al di sopra della testa questa volta, perché si vedesse anche il suo affascinate volto impaurito e la graziosa bocca dischiusa, durante il supplizio...


Ma Claire, invece di colpire, sembrava ora raddolcirsi. Parlava a voce più bassa. Malgrado le sevizie raccapriccianti che le sue frasi esponevano dettagliatamente, si sarebbe detto che si trattasse di parole d'amore.    

   La ragazza le stava a portata di mano. Claire si è chinata in avanti, ha allungato il braccio sinistro per passarle le dita, a più riprese, sui seni. Le piccole punte rosa si sono erette. Claire si è messa a giocare con esse, in maniera da farle diventare ben dure; quindi ha lisciato il solco dell'ascella che era girata dalla sua parte.    

   La mano è ritornata al seno; poi è scesa lungo l'anca, per andare a carezzare l'interno delle cosce. La voce era sciropposa; parlava come ad un bambino:       

- Com'è carina, così, la piccola. Come le piace che la si metta in ginocchio per frustarla... La eccita tanto... E' già tutta bagnata, scommetto...      

 La mano indiscreta è risalita fino al sesso. La punta delle dita è passata, poi ripassata, due o tre volte, da dietro in avanti lungo la fessura. Nello stesso tempo l'altra mano, quella che teneva la frusta, carezzava le natiche di dietro.  

    E bruscamente l'indice della mano sinistra è penetrato tra le labbra al disotto del pelo riccioluto. Il dito è entrato d'un sol colpo verso le profondità brucianti. La piccola Anne ha chiuso del tutto gli occhi e aperto la bocca un poco di più.      

 Claire mi ha lanciato uno sguardo vittorioso. La facilità dell'oltraggio indicava, in effetti, che la ragazza era ben umida, eccitata, pronta per l'amore.
- Vede, mi disse Claire, com'è già a puntino: quando si è pronti a batterla, si prepara a godere. E' una questione di addestramento come per il cane! E' stato sufficiente accarezzarla spesso in questa posizione; e lei non può più impedirsi di attendervi il piacere... Non è vero, sgualdrinella?    

   Di colpo, senza togliere la mano sinistra dall'interno delle cosce, Claire, con la mano destra, le ha dato una violenta frustata sulle natiche. La sua abilità nel maneggiare la correggia di cuoio denotava un lungo esercizio.     

  La ragazza ha sussultato; le braccia, istintivamente, si sono un poco abbassate. Ma le ha rialzate immediatamente. Claire ha colpito una seconda volta.      
 - Guarda Jean! Ha ordinato alla giovane donna: E' per sua volontà che sei punita.  

     Anne ha alzato le palpebre, tenendole addirittura spalancate per meglio resistere al supplizio. Si sforzava anche di mantenere la bocca ben aperta.       Allo scopo di sferzare più forte e più comodamente le dolci carni abbandonate in sua mercè, Claire ha tolto la mano sinistra dal sesso. I colpi meglio diretti, si sono abbattuti con regolarità sulle reni. Ora la ragazza emetteva un piccolo gemito, ogni volta che schioccava la frusta, un "Ah" di dolore che somigliava a un rantolo d'amore.

      Claire ha continuato a colpire, sempre più veloce. I mugolii della vittima hanno accelerato il loro ritmo: "Ah... Ah... Ah... Ah..." Poi, non riuscendoci più, ha abbassato un braccio fino a toccare il suolo e si è seduta a metà sulle gambe...

Claire ha interrotto i suoi colpi. La ragazza, presa da paura, si è alzata, modificando la posizione delle ginocchia, e ha alzato di nuovo le braccia sopra la testa.

      - Sarebbe meglio appenderla, dissi.  

     - Sì, se le fa piacere, mi ha risposto Claire.

      Allora, dolcissimamente, la piccola Anne si è messa a piangere. Le gocce si formavano all'angolo degli occhi e scorrevano sulle guance divenute rosee. Un tremito le percorreva il corpo di tanto in tanto. Poi provava a tirar su col naso, con la massima discrezione possibile.

      In ginocchio sul tappeto di lana folta, ben diritta, con le cosce allargate, le mani per aria, essa non osava nemmeno asciugare le lacrime che le scendevano lentamente sul viso.  

     Siamo rimasti lì, per un lungo momento, a guardarla.

      La piccola Anne è uscita, ancora lei, a prendere le catene di metallo lucente. Sotto il nuovo incarnato, le natiche martirizzate erano ancora più inquietanti.

      Fin dal suo ritorno nello studio, Claire, che si era alzata dalla poltrona, l'ha fatta rimettere in ginocchio con brutalità, giudicando che non avesse eseguito l'ordine abbastanza velocemente. Con una mano ha riunito ambedue i polsi della vittima dietro la schiena e, con l'altra, l'ha schiaffeggiata a tutta forza , quattro o cinque volte.

      I pianti della ragazza sono raddoppiati. Senza farci la minima attenzione, Claire l'ha obbligata allora a raggiungermi, sotto minaccia della frusta, trascinandosi in ginocchio da un bordo all'altro del tappeto. Lì, le ho passato le catenelle alle caviglie e ai polsi.

Erano formate di forti maglie di acciaio cromato, terminanti da una parte con un anello più largo e dall'altra parte, con un gancio a chiusura automatica. Bastava passare il gancio nell'anello, in maniera da formare una fibbia che imprigionava l'arto, poi fare un giro o due per fissarlo contro il supporto, si chiudeva poi il gancio su di una maglia all'altezza opportuna.  

     Questo sistema era rapido e comodo. In qualche secondo, le mani della ragazza si sono trovate incatenate ai due braccioli della mia poltrona, i cui poggia gomiti, staccati dal sedile, avevano la foggia prevista per questo uso. Le caviglie, a loro volta, sono state legate insieme, un piede incrociato sopra l'altro, seguendo quella disposizione ammirata prima sull'immagine, che impediva di avvicinare le cosce. La prigioniera era inoltre costretta a chinarsi su di me, il petto tra le mie ginocchia, la testa bionda spinta all'incontro delle mie mani.  

     Con molta dolcezza, ho accarezzato il suo viso bagnato di lacrime; le mie mani hanno vagato sul collo e i seni, le spalle e il disotto delle braccia. E ho domandato a Claire di riprendere il castigo. Ma le nuove frustate, appioppate sul didietro straziato, non hanno provocato che delle piccole contorsioni nella giovane donna.  

     Di vedere la sua amica così ridotta all'impotenza sembrava bastare a Claire, per il momento. Colpiva con più noncuranza, più ritegno, quasi con tenerezza.  

    Ho ripreso il collo delicato nelle mie mani, forzando la piccola Anne a tendere verso di me la faccia. Mi sono chinato sulla sua bocca e l'ho baciata. Le sue labbra fondevano sotto le mie. Rialzatomi un istante, ho detto, serrandole di più la gola:   

    - Baciami meglio, sgualdrinella.

Ho riavvicinato la mia bocca alla sua. Le labbra obbedienti e la lingua minuta hanno cominciato a muoversi con garbo sotto i miei baci, mentre la correggia di cuoio schioccava un poco più secco sulla carne nuda.

      Quando ho piegato verso le mie cosce la nuca sottomessa, mi sono accorto che Claire aveva piazzato vicino a noi un pouf, sul bordo del quale lei si teneva a metà seduta, sopra una gamba ripiegata. Aveva abbandonato la frusta. La sua mano destra accarezzava con precauzione le due masse arrotondate, segnate di rosa vivo, che io stesso dominavo in una piacevole prospettiva dall'alto.   

    La mano esperta si era avanzata verso il sesso, da dietro, ed è di nuovo penetrata nella fessura. Ho sentito Claire mormorare: "E' inzuppata, il tesoruccio...", e dopo un momento: "E' un vero lago". Trovato senza difficoltà l'orifizio, il pollice vi è entrato fino in fondo, poi è riuscito, per rientrarvi daccapo. Anne ha incominciato a gemere.   

    I lamenti si sono fatti più lunghi, più rauchi, man mano che la carezza si ripeteva, che la mano andava e veniva tra le sue cosce...       Dal posto che occupavo, non potevo seguire con esattezza il movimento delle dita, ma i mugolii man mano più forti della giovane donna mi informavano in ogni caso sul successo dell'operazione.    

   Mi sono in un primo tempo accontentato, per parte mia, di giocare con la bocca umida e la punta dei seni, contemplando allo stesso tempo le belle natiche che ora un ondeggiare cadenzato agitava.   

    Ma, ben presto, ho pensato che Claire non poteva essere tanto ingenua da non aver capito a quali irregolarità essa esponeva l'amica offrendomela in questa posizione. Ho liberato il mio sesso e l'ho proteso verso il viso chino della prigioniera.

  Dopo un primo gesto d'arretramento, questa si è abbandonata, arrotondando anche le labbra con compiacenza e giudizio. Senza alcun dubbio era già stata concessa in questa maniera: Ho posato una mano sulla sua nuca per guidare, con leggeri impulsi, la discesa e la risalita docili della testa.    

   Quando ho sentito che la sgualdrinella era sul punto di raccogliere il frutto delle sue fatiche, ho gridato a Claire:    

   - La frusti ancora, ora!   

    Claire, che si era spostata indietro, un ginocchio sul pouf, ha ricominciato a colpire la ragazza incatenata, con furia, dirigendo i colpi sui posti più sensibili, l'interno delle cosce e il perineo, il che provocava nell'infelice dei deliziosi soprassalti convulsivi.  

     Per non essere infastidito, ho preso con fermezza la testa bionda a due mani, allo scopo di immobilizzarla, o di farla andare da dietro in avanti, da avanti all'indietro, secondo le esigenze del mio piacere.  

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