LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



lunedì 2 febbraio 2009

Una favola a 4 mani e più anime


C'era una volta un orco che viveva in un castello nero in cima a un colle nero.
I corvi gracchiavano sui merli del castello o erano i merli che gracchiavano sui corvi? ah. le storie a volte sono surreali…
L’orco possedeva dei lupi.
L'orco amava giocare con i suoi lupi,in fondo era un buon orco, se fosse stato un diavolo sarebbe stato un buon diavolo.
I lupi dell'orco erano tutti grigi sotto la luna,anche se non erano gatti, e quando le cantavano, la luna colava giù dal cielo come una grande lacrima d'argento.
Aveva, l'orco, una terribile reputazione, e i merli e i corvi, o i corvi e i merli ....che dir si voglia, volteggiando si tenevano alla larga dall'orco, dai lupi e dalle mura vischiose e scure del castello ... ci giravano attorno perchè dovevano farlo, quella era la loro natura di corvi e merli, girare in tondo intorno ai castelli senza avvicinarvisi mai.
Capita a volte che si faccia così ,si gira in tondo intorno a cose e persone e situazioni e si ha paura di avvicinarsi troppo ma anche non si può fare a meno di restare attratti da quelle cose, soprattutto se sono oscure .
I lupi cantavano alla luna nelle notti d'argento in cui l'orco, tutto nero e vestito di nero saliva sulla sua nera carrozza a vapore e trainato da cavalli, almeno 100 ne aveva , neri come la pece, affrontava il suo viaggio , sempre lo stesso ma ogni volta diverso.
Allora la luna, che sapeva , con occhi da gatto vedere nel buio della notte più scura e del cuore più oscuro, piangeva al canto d'argento dei lupi argentati.
Un giorno o forse era una notte l'orco stava facendo uno dei suoi viaggi.
Pare che amasse viaggiare molto,anche dentro al cuore di chi incontrava e che come lui sapeva vedere ciò che è contenuto nella pentola ai piedi dell'arcobaleno.
Vide allora, quel giorno o quella notte,la pastorella che stava portando il gregge in salvo una volta ancora.
Le pecore erano tutte bianche tranne una che era tutta nera.
l lupi argentati, quando l'orco partiva per il suo viaggio dentro e fuori da se stesso perdevano il controllo, senza la sua forte ombra a tenerli ancorati , e tentavano ogni volta di attaccare le bianche pecore... tentavano di attaccarle tutte tranne la pecora nera...che non si sa perchè, ricordava loro l'orco nero.
La pecora nera era la figlia dell'orco nero secondo i lupi argentati, figli gelosi anche loro dell’orco nero e branco di predatori.
Erano gelosi di quella privilegiata creatura indifesa, perchè portava gli stessi colori dell'orco nero mentre loro no e nessuno credeva che anche loro fossero suoi figli .
Anche la pastorella si teneva lontana da quella strana pecora nera come l'orco nero del nero castello .
Si limitava a riportarla all'ovile la sera e farla uscire con le altre al mattino, tenendosi sempre però al limitar del gregge, nella direzione opposta a dove brucava la pecora nera.
La pecora nera amava brucare cose diverse dalla solita erba,fiori di campo e ortica e funghi forse velenosi e radici di mandragora…
ma si sentiva molto sola perchè le pecore bianche a volte sono davvero conformiste e cagacazzi così la nostra pecora nera decise un giorno di andare a cercare qualcuno come lei.
I lupi grigi la videro arrivare ma le fecero ala, perchè in fondo le pecore nere piacevano loro un sacco anche se non lo avrebbero mai ammesso a causa della loro invidia.
Temevano inoltre che se l’avessero sfiorata anche solo con la punta di un unghia dei loro artigli l’ira funesta dell’orco nero si sarebbe abbattuta su di loro e avrebbero perso così tutta la sua fiducia.
La pecora nera raggiunse una radura baciata dal sole,ma poichè era notte ,ora era baciata dalla luna. Arrivò in mezzo ai fitti pini,e lì si fermò a guardare l’argentea lacrima gocciolare dal cielo al canto dei lupi d’argento.
La pastorella intanto si aggirava disperata alla ricerca della pecora nera, perché anche se la teneva alla larga, teneva molto a quello strano animale scuro.
Più che altro iniziarono a tremarle le ginocchia al pensiero della furia dell’orco nero che gliela aveva affidata, raccomandandosi tanto di starci molto attenta, soprattutto nelle notti di luna e soprattutto quando lui compiva i suoi viaggi e i lupi non sentivano il suo fiato nero sul loro collo d’argento.
La radura era fatata,come tutte quelle radure speciali nei boschi.
Nell'ora delle streghe le fate e gli elfi venivano a danzare sotto la luna e a raccontarsi le loro storie.
Quando videro la pecora nera fecero cerchio intorno a lei.
Per un attimo ebbe paura,poi vide che i loro sorrisi erano dolci,anche se i denti candidi parevano piuttosto aguzzi.
La regina delle fate le chiese:

- Visto che puoi guardarci impunemente,ti consento di esprimere un desiderio e ti sarà esaudito questa notte -

La pecora nera rispose:

-Signora mia, ti ringrazio infinitamente. Il mio desiderio è sempre stato questo: non sentirmi più tanto sola al mondo, ma il mio colore è diverso da quello di tutte le altre … e so che mio padre cerca anche lui disperatamente qualcuno. Forse perchè anche lui è tanto nero... perciò viaggia sempre tanto e ovunque, sulla sua carrozza nera.-

La fata annuì molto seriamente:

- Sì,conosco il cuore di tuo padre. E’ nero fuori,ma dentro ha un altro colore. come i diamanti grezzi,si deve ripulirlo senza prevenzioni per poter vedere come riluce.-

Un elfo con le orecchie aguzze come quelle di un gatto mormorò:

- La solitudine interiore è la pena peggiore per i mortali.-

Disse allora la regina delle fate:

- Piccola pecora nera,stanotte ascolterò le tue preghiere,e aiuterò anche l'orco,che mi conobbe un tempo tanto lontano che le montagne erano ancora da nascere,ma non ho mai scordato –

La pecora nera si mise a piangere di felicità,ma non se ne accorse.
Quelle dolci lacrime invisibili presero a scendere lungo il muso nero della pecora nera tanto che con la loro magia , tinsero di trasparente quello che era sempre stato scuro e nero come la pece.
Allora i lupi argentati si avvicinarono alla pecora nera e presero a leccarle le zampe e a strofinare il muso contro il suo collo che loro ora vedevano d’argento , come il loro.
- Cosa mi hai fatto? – chiesa la pecora nera alla Signora
- Nulla, ai miei occhi sei ancora una splendida pecora nera dal mantello scuro come la pece e dagli occhi chiari e profondi come oceani incantati e caldi … ma ora, ognuno, vedrà il tuo manto del colore che gli piace di più .In questo modo faremo contenti tutti quei rompicoglioni che giudicano in base all’apparenza , e tutti ti verranno vicino e ti accarezzeranno come se tu fossi la pecora più bella del mondo … in realtà , e questo è dato saperlo solo a noi, tu rimarrai sempre e solo la bellissima pecora nera che sei sempre stata, rimarrai sempre te stessa agli occhi del tuo cuore e di chi vorrà vedere la tua anima anziché il tuo pelo.
- E mio Padre? L’orco nero? Come l’aiuterai, mia Signora?
- Non sarò io ad aiutarlo, ma tu. Se starete sempre insieme , chi vi vedrà, vedrà sempre e solo quello che di voi gli piacerà vedere … in questo modo non sarete più soli perché vi farete compagnia a vicenda e nessuno più vi eviterà né avrà più paura della vostra diversità. Daremo loro l’apparenza che cercano ma vi potrà toccare solamente chi riuscirà a vedere davvero il vostro vero colore e la profondità del vostro cuore.
L’orco nero tornò dal suo viaggio e prese così con sé la pecora nera, rassicurando la pastorella che per giorni e giorni aveva vagato alla ricerca dell’animale perduto … aimè la ragazza tentò invano di accarezzare il pelo rosa della pecora nera … potè solo ammirare la sua bellezza con le lacrime agli occhi … e aimè … tentò sempre invano di conquistare il cuore dell’orco nero … che ai suoi occhi appariva ora come un fantastico principe azzurro … non seppe mai vedere dentro il loro cuore …
La corte dell’orco nero, nel nero castello si ravvivò così di musica e colori, fiori e persone …i corvi neri sui merli del castello nero parevano fatti di piume d’arcobaleno e ai ricevimenti che dava l’orco nero, si vedeva alle volte uno splendido principe azzurro volteggiare con meravigliose principesse mentre alle volte, pareva danzare da solo … sempre sorridendo .
A.a.

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