LO QUE ME GUSTA


"Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. Lo que me gusta de tu sexo es la boca. Lo que me gusta de tu boca es la lengua. Lo que me gusta de tu lengua es la palabra."

Julio Cortàzar -



lunedì 16 luglio 2012

Di Blu e di rosso


La solitudine.
La solitudine:una parola che mi è sempre parsa così terribile.
La solitudine incredibilmente mi sta facendo compagnia.
Sto imparando. Sto imparando a sentire come te, a vivere come te. Torno a casa, una casa vuota. Una casa vuota ad aspettarmi.
Ci sono solo io. Sono serena. Insieme a me ci sei tu. Non telefono, non vedo amici, non accendo il computer, non bevo per stordirmi, non prendo ansiolitici.
Sto in silenzio, ascolto il mio silenzio interiore. Provo pace, serenità. Siamo io e la tua mancanza, giochiamo a carte e guardiamo film. Esco sul balcone,usciamo sul balcone, io e la tua mancanza stiamo ore a guardare le piante, ad accarezzarle foglia per foglia, ad annaffiarle con cura, levare i rami secchi. Curo il balcone e insieme curo la mia anima, ne poto le appendici inutili, la concimo, la nutro senza veleni.
Io e la tua assenza ascoltiamo la musica, la tua musica, la mia musica.
La mia musica interiore, sempre così soffocata in passato dal frastuono attorno, ora è libera di riecheggiare nel vuoto che hai lasciato e di farsi sentire. Non voglio voci, non desidero altre voci a interferire coi nostri silenzi. Fumo un sigaro alla vaniglia, sa della tua presenza, guardo un film, penso che a te non piacerebbe ma lo guardo lo stesso, in fondo io e la tua mancanza siamo due persone diverse. Ma sto provando a scavare  di dentro senza aggrapparmi al fuori e funziona. Non provo quel bisogno prepotente si stordirmi di voci e di confusione e di presenze. Mantengo quel filo sottile coi i miei affetti più cari ma sto bene con me stessa e con quel vuoto che tu hai lasciato dentro di me, lo cullo, lo coccolo. Sto da sola. Strano per me stare bene senza gente attorno, senza una continua ricerca di conferme, di presenze. Sono in contatto con me stessa e con te e mi basta. Buffo a dirsi. Si. Scopro che mi basto. Me lo stai insegnando tu senza volerlo. Ci saranno giorni in cui vedrò le persone che amo. Ma sento prepotente il bisogno di stare nella mia tana che odora di me. Odora di me e di te, della tua presente assenza. E’ una piacevole compagnia, la mia. Ho scoperto questo. E ho scoperto che posso controllarmi. Che posso gestirmi. Ho scoperto che posso. Posso. Voglio. Non “devo”, se volessi davvero  avrei mille modi per scacciarla, la solitudine, ma adesso capisco con stupore che con te mi piace stare sola. Mi piace stare al buio e ascoltare anche i miei pensieri più neri. Fare il gioco del se senza pericolo di cascare nel vortice del ma.  Apro il frigo, bevo una coca zero, come faresti tu. Mi alzo e torno sul balcone , guardo lontano all’orizzonte e mi sento viva anche senza presenze attorno. Mi sento viva perché tu ci sei comunque e perchè osservandoti imparo.  Imparo a essere me stessa senza veli e senza fruscii e vortici di parole attorno. Imparo la nostalgia e la malinconia senza la disperazione che spinge alla devastazione, all’annullamento del sé, allo stordimento della mente. Sono lucida, sono presente, sono qui. Da sola. Serena, in compagnia della tua assenza. In assenza della tua presenza sento la tua essenza e la per la prima volta sento anche la mia. Esisto anche così. Si. La solitudine. Fa male qualche volta, prova a scavare e a tirare fuori la belva ma scopro che posso addomesticarla. Aveva sempre vinto lei, stavolta la partita è mia. Chiudo gli occhi, ti immagino da solo, come sono io ora. Ti immagino con la tua belva, intento ad addomesticarla. Imparo le magie e i trucchi, i gesti. La musica, la tana, il cielo fuori dalla finestra, il libro, la notte con gli occhi aperti aspettando il mattino, sdraiata, sudata dal caldo, dopo aver attraversato mille strati della mia anima, dopo aver partorito mille mostri e altrettante meravigliose creature, le scopro dentro me, erano coperte dal rumore, dal frastuono , dal caos. La calma. L’agitazione, la serenità. La tristezza. Il tormento. La tempesta. E la quiete. Buco tutti questi strati come una siringa bucherebbe l’epidermide e arrivo in profondità, dentro di me, al centro. Da sola. Con te. Ora so che posso vedere le persone con piacere e non per bisogno. Ora so. E aspetto il tuo ritorno da sola, in pace. Una armoniosa malinconia suona in sottofondo. Ma la malinconia non è disperazione. E’ blu. Come te.
Sono rossa e blu. Sono io e sei tu. Siamo, distinti, lontani, uniti e vicini. Un quadro identico che abbraccia il mondo intero dipinto in  due stanze a diecimila chilometri di distanza. E m’è dolce naufragar in questo mare e aspettare, e aspettarti ... 
Anna

Non è il paesaggio che mostra i suoi colori ma sono gli occhi che li guardano a svelarli ... ( Anna)

5 commenti:

giardigno65 ha detto...

naufragare e perdersi è sempre dolcissimo

Aysedicartavelina ha detto...

già ... bello il tuo blog, ho letto alcune cose ... ci piace :-D
un sorriso
Anna

Anonimo ha detto...

nonostante esistano svariati versi di elogio alla solitudine... io non riesco ad appassionarmene!

Aysedicartavelina ha detto...

onestamente, mio caro Bad, più che un elogio è una sorta di auto consolazione ben camuffata la mia ;-)

Unknown ha detto...

la solitudine è qualcosa che a volte ci attrae e affascina, quel tanto da desiderare poi intensamente spezzarla con ogni mezzo..

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